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Se il termine “pizza” è la parola italiana più conosciuta al mondo dopo cappuccino, spaghetti ed espresso un motivo c’è ed è quello che ha indotto a celebrare il 17 gennaio nei ristoranti e pizzerie di tutto il mondo, a partire dal 2017, la Giornata Mondiale della Pizza. Una specialità tutta italiana, gustosa, economica ed anche facilmente realizzabile, che evoca allegria e convivialità, la stessa della antica, ricca e controversa terra da cui trae origine, Napoli. Se la ricetta è semplice (impasto di farina, acqua e lievito, insaporito nella sua versione più classica da olio, pomodoro e mozzarella), ciò che fa la differenza sono la qualità degli ingredienti e la maestria nell’impasto. Dal febbraio 2010 l’Unione europea ha riconosciuto quella italiana come specialità tradizionale garantita. Con gli ingredienti più semplici ed accessibili sono nate all’origine le due varianti base principali: Marinara e Margherita, la prima costituita da pomodoro, aglio, origano e olio extravergine d’oliva; la seconda da pomodoro, mozzarella DOP o IGP a cubetti, basilico e olio extravergine d’oliva. La storia vede documentata l’origine italiana della pizza da una lettera del capo dei servizi di tavola della Real Casa, Camillo Galli, che nel giugno del 1889 convocava nella residenza estiva della famiglia reale, palazzo di Capodimonte l’apprezzato cuoco della pizzeria Brandi, Raffaele Esposito, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita la pizza, che, per la prima volta, venne realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che rappresentavano i colori della bandiera italiana. Semplice, appetitosa, gradita a grandi e piccini e per questo consumata in gran quantità in ogni continente. Il primato in questo senso è tenuto dagli americani che ne consumano circa 13 kg/anno a testa, mentre in Europa sono in testa gli italiani con 7,6 kg/anno, a seguire spagnoli, francesi, tedeschi, britannici, belgi, portoghesi, a chiudere gli austriaci con 3,3 kg procapite. Proprio la sua diffusione ha dato occasione alle più disparate rivisitazioni, con accostamenti, impensabili all’origine, come per esempio la pizza con frutti di mare o con ananas e banane, e non solo alle Hawaii. Se da un lato la pizza si presta nella sua facilità di composizione ad ispirare abbinamenti sempre nuovi ed arditi, che risentono del gusto e della cultura del luogo, ciò che resta un caposaldo è la necessita di qualità degli ingredienti di base. La questione sulla originalità degli ingredienti riguarda purtroppo anche l’Italia dove, secondo la Coldiretti, per due pizze su tre i componenti di base, come farina, pomodoro, olio e mozzarella, provengono da molto lontano alterandone l’autenticità del gusto e la qualità del risultato. La Rosso Fine Food mette a disposizione dei pizzaioli e palati più esigenti una gran varietà di ingredienti utili a realizzare le ricette più famose della cultura italiana, dalle conserve di acciughe sott’olio per la pizza “romana”, ai friarielli per la “salsiccia e friarielli”, ai carciofini ed olive per una sfiziosa “capricciosa”.